Sindrome di Cushing nel cavallo: dieta e integrazione

Ebbe sì, esiste la sindrome di Cushing nel cavallo. Ed è diventata sempre più comune, non tanto per l’incidenza sulla popolazione equina, quanto per il fatto che i cavalli vivono (fortunatamente) sempre più a lungo e questa sindrome tende a colpire gli esemplari anziani (sopra i 15 anni).

Ma come nutrire un cavallo affetto da sindrome di Cushing?

sindrome di Cushing nel cavallo: dieta e integrazione

Introduzione

In realtà la sindrome di Cushing nel cavallo ha un altro nome più preciso: disfunzione della pars intermedia dell’ipofisi ( acronimo inglese, PPID). L’ipofisi è posizionata alla base del cranio del cavallo ed è, come nell’uomo, una ghiandola fondamentale per la produzione di un complesso di ormoni fondamentali alla regolazione di molti processi del corpo. Ad esempio produce TSH, ACTH, LH e FSH, che regolano metabolismo delle proteine, quantità di glucosio nel sangue, pressione arteriosa e sistema immunitario. Cose non proprio secondarie insomma!

Gestire la sindrome di Cushing nel cavallo

Molti cavalli affetti da disfunzione della pars intermedia ipofisaria possono condurre una vita molto felice e attiva se ben gestita. Ma dove inizia la gestione della sindrome di Cushing nel cavallo? Iniziamo dalla primavera (ma le stesse cose valgono per gli autunni temperati): pensiamo al pascolo e all’erba verde, bellissimi ma non per cavalli disturbi endocrini. La laminite è sempre dietro l’angolo. L’endocrinopatia è la causa principale della laminite, che per alcuni cavalli può diventare una condanna a morte.
Recenti ricerche hanno dimostrato che i pony con un livello di insulina superiore a 45 hanno il 70% di probabilità di sviluppare la laminite. Si tratta in genere di soggetti che presentano un qualche tipo di disregolazione insulinica (ID). Non tutti i cavalli con PPID hanno anche l’ID, quindi la prima cosa da fare è scoprire il vostro cavallo rientra anche nella categoria dell’ID, di parlare con il vostro veterinario per fare gli esami del sangue necessari per fare la diagnosi. In questo modo, avrete una migliore comprensione di quanto sia necessario fare attenzione nel regolare l’assunzione di carboidrati non strutturali.

Serve una dieta per un cavallo con PPID?

La PPID non viene gestita con la dieta, ma con i farmaci (pergolide), mentre l’ID e la sindrome metabolica equina, di cui sono affetti anche alcuni cavalli con PPID, vengono gestite con la dieta e l’esercizio fisico. Se dalla diagnosi iniziale non sono più stati ritestati i livelli di ormone adrenocorticotropo (ACTH), si consiglia di cogliere l’occasione per fare anche quello per confermare che la dose di farmaco somministrata è corretta.

Una volta scoperto se il cavallo oltre alla PPID ha anche l’ID, sarà possibile gestire veramente al meglio il suo eventuale accesso al pascolo. Se i valori dell’insulina sono normali, si può consentire un accesso attento al pascolo. Considerate l’uso di una museruola per il pascolo che permetta l’accesso ma limiti l’assunzione totale. Monitorate attentamente il suo peso e valutate regolarmente la sua condizione corporea per identificare l’insorgere di depositi di grasso. Intervenite tempestivamente per mantenere il peso ideale prima che la situazione sfugga di mano.

Cosa dare da mangiare al cavallo con PPID

Anche se la dieta non viene utilizzata direttamente per gestire la PPID, l’alimentazione e la gestione nutrizionale sono molto utili per aiutare questi cavalli. Non tutti i cavalli affetti da PPID sono in sovrappeso; anzi, alcuni faticano a mantenere una buona linea superiore e sembrano troppo magri. Fornire una fonte di proteine di qualità nella razione può essere particolarmente utile per questi soggetti. Se il peso complessivo è buono con il solo foraggio, ma la linea superiore è carente, un equilibratore della razione ad alto contenuto proteico è una buona scelta.

Per i cavalli che in genere faticano a mantenere il peso, aggiungere alla loro dieta un mangime senior a basso contenuto di carboidrati non strutturali è una buona scelta. Sarebbe bene inoltre far esaminare attentamente i denti di questi cavalli da uno specialista odontoiatra qualificato, poiché è possibile che cavalli affetti da PPID presentino anche il riassorbimento dentale odontoclastico equino e l’ipercementosi (EORTH).

Un’altra causa di riduzione delle condizioni corporee in questa popolazione di cavalli sono i parassiti interni. I cavalli con PPID sono più a rischio di avere un carico di parassiti interni più elevato rispetto ai cavalli sani senza PPID. Monitorate la conta delle uova fecali per determinare se il vostro cavallo potrebbe avere numeri più alti del normale e se il vostro protocollo di sverminazione è efficace. A questo proposito possiamo consigliare il nostro Verm-X per cavalli, naturale ed efficace.

Come gestire nel lungo periodo il cavallo affetto da sindrome di Cushing

Come tutte la malattie croniche, la sindrome di Cushing nel cavallo richiede costanza. Continuate a monitorare gli esami del sangue nel tempo per poter apportare modifiche alla dieta, se necessario. In particolare, ripetete il test dell’ACTH alla fine dell’estate per assicurarvi che le strategie di gestione stiano funzionando bene prima del picco stagionale dell’ACTH che si verifica all’inizio dell’autunno.

Grazie a un attento monitoraggio dei valori di ACTH e insulina, sarete in grado di prendere buone decisioni di gestione per il vostro cavallo.

Nota: per approfondimenti sul pergolide cliccate qui.