Mandria di cavalli selvaggi: la vita all’interno di un gruppo di cavalli
Innanzitutto una precisazione linguistica, giusto perché anche noi scopriamo cose nuove ed interessanti lavorando sugli articoli del sito. Se avete mai ragionato sui concetti di gruppo, insieme, branco o mandria, vi sarete trovati a dover decidere quale dei nomi sia il più corretto quando si parla di cavalli (non temete, risolto il dubbio linguistico, vorremmo portare alla luce alcune cose che forse in pochi sanno su come si comportano i cavalli selvaggi in gruppo). Ecco, la risposta è che, soprattutto se allo stato brado, un gruppo di cavalli selvaggi si definisce una mandria di cavalli selvaggi. Il termine mandria definisce infatti un gruppo di animali di grossa taglia. Ecco perché in molti film western sentiamo usare questo termine in riferimento alle mucche o ai bufali, ma è corretto pure per i cavalli.
Circa 35.000 anni fa, quando gran parte dell’Europa era chiusa tra i ghiacci, un artista prese un pezzo di avorio di mammut e iniziò a scolpirlo. Ne uscì un capolavoro sotto forma di cavallo lungo 5 cm. Il suo collo di stallone magnificamente arcuato combinava potenza muscolare e grazia naturale. La testa, leggermente inclinata, conferiva all’animale un’aria di profonda contemplazione. Si può quasi sentirlo sbuffare e vederlo scuotere la testa per avvertire i rivali di fare attenzione. Nessuno sa chi abbia creato questa meraviglia in miniatura, soprannominata “Cavallo di Vogelherd” dal nome della grotta in Germania in cui è stata ritrovata, ma è chiaro che questo intagliatore di avorio ha trascorso molto tempo a osservare i cavalli selvatici, studiando le loro interazioni sociali e imparando il loro linguaggio del corpo.
Purtroppo, nel mondo moderno, questo passatempo è diventato un’arte perduta. Gli scienziati equini hanno studiato il modo migliore per addestrare i cavalli da esposizione, il modo migliore per nutrire i cavalli da corsa, il modo migliore per curare le delicate ossa dei piedi di un cavallo zoppo. Ma a differenza dei comportamenti degli scimpanzé selvatici, delle balene e degli elefanti, tra le altre specie, i comportamenti dei cavalli allo stato brado hanno raramente suscitato interesse scientifico. E dei pochi studi effettuati, ben pochi sono stati progetti a lungo termine.
Recenti sforzi hanno iniziato a colmare questa lacuna, con risultati sorprendenti. Gli scienziati hanno documentato comportamenti tra i cavalli in libertà che hanno sconvolto molte idee a lungo sostenute su come questi animali legano e interagiscono tra loro.
Giumente vs Stalloni
I cavalli sono insoliti tra i mammiferi ungulati. Molti ungulati vagano tipicamente in grandi branchi, cercando la sicurezza nel numero. Il gruppo di cavalli selvatici, invece, è una cosa diversa. Questi cavalli vivono tutto l’anno in piccoli gruppi, o bande, composte da tre a dieci individui. Le giumente strettamente alleate e la loro giovane prole costituiscono il nucleo della banda. Quindi possiamo considerare la banda di cavalli come l’insieme di cavalli più piccolo. Quando più bande si uniscono tra loro formano la mandria, che però di solito è una situazione sociale temporanea, spesso dettata da necessità.
I membri di una banda di cavalli non sono semplicemente animali di gruppo con una mentalità “da banda”. I ricercatori hanno scoperto che, come per gli esseri umani, i legami individuali all’interno delle bande possono essere più importanti dell’identità del gruppo. Questi legami sono talvolta basati su legami familiari, ma spesso si basano solo su preferenze individuali. Queste preferenze possono cambiare: le amicizie vanno e vengono, i puledri crescono e vanno a vivere altrove, le relazioni maschio-femmina a volte funzionano e a volte no. Di conseguenza, la vita sociale dei cavalli non può che essere tumultuosa. Se vi capiterà di osservare una mandria di cavalli selvaggi, sappiate è come seguire una soap opera! C’è un costante sottofondo di litigi, di lotte per la posizione e il potere, di battaglie per lo spazio personale, di lealtà e tradimento.
Le più recenti indagini etologiche, ossia gli studi oggettivi del comportamento in condizioni naturali, dimostrano che queste dinamiche di potere sono più complicate di quanto si pensasse. La visione convenzionale, descritta in un recente rapporto della National Academy of Sciences, è che “un harem, noto anche come banda, consiste in uno stallone dominante, in maschi e femmine adulti subordinati e nella prole”. A prima vista, questa valutazione sembrerebbe vera: ciò che la gente nota quando osserva i cavalli selvaggi è il frastuono creato dagli stalloni. Ma le ricerche di Jason Ransom della Colorado State University e di altri hanno dimostrato che questa visione maschio-centrica è sbagliata. Lungi dall’essere subordinate, le giumente spesso iniziano le attività del gruppo. Gli stalloni sono spesso poco più che semplici ospiti.
Una volta Ransom stava osservando un gruppo di giumente che smise di pascolare e iniziò a dirigersi verso l’acqua. Lo stallone non se ne accorse. Quando alzò lo sguardo e vide le sue compagne allontanarsi, fu preso dal panico. “Cominciò a correre dietro a loro”, disse Ransom. “Era come un bambino che chiamava: Ehi, dove state andando tutti?”. Le giumente lo ignorarono. Il fatto che lo stallone le raggiungesse o meno non sembrava preoccuparle.
Anche le fattrici a volte hanno preferenze per gli stalloni. Resistono ai maschi che non amano con sorprendente persistenza, anche quando quel maschio si è affermato come stallone del gruppo. Joel Berger dell’Università del Montana ha studiato il comportamento di due cavalle non imparentate che avevano trascorso diversi anni insieme. La coppia si è unita a un gruppo di cavalli che è stato poi preso in consegna da un nuovo stallone che si è imposto tentando di copulare con loro con la forza in numerose occasioni. Le cavalle rifiutarono le sue attenzioni e si aiutarono ripetutamente l’un l’altra calciando e mordendo lo stallone mentre cercava di accoppiarsi. È noto da tempo che le femmine di elefante cooperano, ma prima che gli etologi iniziassero a studiare sistematicamente i cavalli in libertà, pochi sospettavano che le cavalle cooperanti fossero in grado non solo di ingaggiare una simile lotta, ma anche di vincerla. Data la verità sulle cavalle, “harem” sembra una parola così antiquata!
Respingere i pretendenti indesiderati non è l’unico mezzo con cui le cavalle si ribellano. Per anni Laura Lagos e Felipe Bárcena, entrambi dell’Università di Santiago de Compostela in Spagna, hanno studiato il comportamento dei Garranos, un peculiare tipo di cavallo libero. I Garranos vivono una vita dura e difficile nelle aspre colline della Spagna nord-occidentale e del Portogallo settentrionale, dove sono costantemente minacciati dai lupi. Nel corso del loro lavoro, Lagos e Bárcena hanno catalogato il comportamento di una coppia di cavalle di una banda che erano fortemente legate tra loro e che spesso si distanziavano dal resto della banda.
Al momento della riproduzione, le cavalle andavano insieme a visitare lo stallone di un’altra banda. Lagos osservò una delle cavalle che si accoppiava con questo stallone piuttosto che con lo stallone del suo gruppo di cavalli. Poi le cavalle tornarono al loro gruppo originario. Quando la seconda cavalla fu pronta a riprodursi, la coppia abbandonò di nuovo il gruppo originario e il suo stallone per consorziarsi con l’altro stallone. Poi, di nuovo, tornarono al loro gruppo originario. Non si trattava di un’anomalia. Le cavalle fecero la stessa cosa l’anno successivo. “Preferiscono il loro territorio, ma lo stallone dell’altra banda”, mi ha detto.
La nostra visione di una mandria di cavalli selvaggi deve quindi fare i conti con una realtà in cui il maschio non conta tanto come si poteva pensare.